Cultura e società

I favolosi anni Ottanta. Quando il passato si trasforma in oggetto del desiderio

Martina Roncadi | 13.07.2023 | 3 minuti

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Zupppa è un blog dedicato alla comunicazione nel mondo food & beverage.
Le parole, i volti, le scelte e le scommesse del settore più amato dagli italiani

“Nostalgia canaglia” cantavano Al Bano e Romina nel 1987, e da qui partiremo per raccontare quelli che sono stati gli anni più eclettici, significativi, osannati e contemporaneamente dileggiati di sempre: gli anni Ottanta.

Gli anni Ottanta passano attraverso i racconti di tutti, anche di chi li ha vissuti in prima persona. Le influenze derivanti dall’epoca sono tantissime: basti pensare alla musica e all’ondata di novità che portò con sé: dal punk al pop, passando per la new wave e l’elettronica. Duran Duran, Michael Jackson, Madonna, Depeche Mode e R.E.M. sono solo alcuni degli artisti che hanno rivoluzionato la nostra percezione musicale. Lo stesso vale per il sistema moda, che ha lanciato uno stile di rottura totale rispetto agli anni precedenti: capelli cotonati, colori fluo e accessori in abbondanza caratterizzavano lo stile tutto italiano di questi anni.

Un altro elemento caratterizzante di quegli anni, sul quale intendiamo focalizzarci, è senza dubbio il cibo. Quando si parla di food anni Ottanta le reazioni sono solitamente due: “Wow, mi mancava!” oppure “Oddio, quanto è anni Ottanta!”. Ma cerchiamo di capire da dove arriva questa ossessione e come ancora oggi è in grado di influenzare le nostre scelte a tavola.
Sono numerosi i piatti che hanno caratterizzato quegli anni e che vengono continuamente riproposti: vitello tonnato, emblema delle tavole degli italiani, realizzato con fette sottili di vitello e una goduriosa salsa a base di acciughe e capperi (come vuole la ricetta originale, anche se sono nate diverse declinazioni); cocktail di gamberi in salsa rosa (salsa i cui ingredienti base sono maionese e ketchup); pasta mare e monti (condimento con frutti di mare e funghi); penne alla vodka (insaporite da panna e pomodoro, e sfumate con la vodka); tortellini panna, prosciutto e piselli; filetto al pepe verde (filetto di carne ricoperto di panna e senape) e via dicendo.
Inutile dire che, anche volendo, sarebbe difficile eliminare dalla nostra tavola o dalla nostra memoria tutti questi piatti. Per non parlare di tutto ciò che ha a che fare con lo storico avvento del cibo industriale: dalle merendine confezionate al gelato gusto “Puffo” (di un colore azzurro chimico). E ancora: lo sbarco di patatine fritte, hamburger e fast food su larga scala fu celebrato (in italiano!) proprio da una delle più grandi hit degli anni Ottanta, Paninaro degli inglesi Pet Shop Boys.

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Questi piatti non vanno sicuramente a braccetto con la sensibilizzazione al cibo salutare e green degli ultimi anni, quanto piuttosto racchiusa nel macro insieme del comfort food. Con il termine comfort food s’intende il cibo goloso che ci rende felici, quello di fronte al quale, noi che mangiamo, non applichiamo restrizioni. Gli anni Ottanta ne sono stati l’emblema, ma ci hanno lasciato riflessioni e usanze che, ancora oggi, fanno parte della nostra quotidianità.
Frequentando i ristoranti ci capita spesso di imbatterci in queste tipologie di piatti. Del resto, se l’iconografia di questi anni continua a persistere nell’immaginario comune, ci sarà una ragione.
Dal prezzemolo sparso ovunque, alla fetta di limone che accompagna la maggior parte delle portate, fino alle salse come contorno (per esempio, l’insalata russa).
I più “modaioli” ne sono inorriditi, ma da dove deriva questa ossessione per gli anni Ottanta?
Perché se ne parla continuamente? Forse perché, in termini di comunicazione di massa, è stata in grado di lasciare un segno indelebile, entrando a far parte della quotidianità.
Basti pensare, ancora oggi, alle numerose campagne di comunicazione che si avvalgono di strumenti e visioni legate a quel periodo per rendere più attrattivi i prodotti che ne sono protagonisti. Che piaccia o meno, gli anni Ottanta hanno trasformato la percezione che abbiamo, ancora oggi, delle cose di ogni giorno. In fin dei conti, siamo ancora qui a raccontare un immaginario preciso: fatto di ricordi di sapori perduti, e poi ritrovati. Poiché il cibo diventa il pretesto per comunicare un pezzo del nostro passato e renderlo di nuovo di moda.

Nonostante i detrattori, sono sempre più i nostalgici di quegli anni che hanno deciso di reinserire questa tipologia di piatti nei loro menu. I food blogger, gli influencer e i grandi chef sono stati in grado di rendere sexy e attraenti piatti obsoleti, piatti che diversamente sarebbero rimasti intrappolati in un immaginario che non rendeva loro giustizia.

Gli anni Ottanta sono vivi e vegeti in cucina, e per celebrarli noi ce li gustiamo ancora sulle nostre tavole, improvvisandoci chef, o nei ristoranti che non hanno mai smesso di credere in loro.

Martina Roncadi

Laureata in Scienze della Comunicazione, ha seguito diversi corsi di specializzazione alla Scuola Holden di Torino tra cui “Food – Design dell’esperienza gastronomica”, grazie al quale si è accesa la miccia per la scrittura nel panorama enogastronomico. Amante dei viaggi, della buona tavola e della musica indie, il suo segno zodiacale è Ariete. Si consiglia pertanto di non farla arrabbiare. Fanatica dello sport, è campionessa olimpica di junk food e di coccole al suo gatto, Giorgio.