Interviste

La Regina della Testa

Due parole con Ambra Rossi, Azienda Agricola Rossi

Martina Roncadi | 14.07.2023 | 5 minuti

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"Cerchiamo di essere sempre molto attenti al benessere animale, controllando scrupolosamente cosa mangiano. È una questione di rispetto per loro, e anche per il consumatore. È questa la nostra essenza"

Ambra Rossi

L’Azienda Agricola Rossi è una realtà storica della bassa modenese. Sorge nel fondo Tusina Granai del Bosco della Saliceta, un’antica riserva di caccia degli Estensi, e grazie alla solidità della famiglia Rossi è stata in grado di imporsi sul mercato come sinonimo di concretezza e autenticità.

Ci troviamo in località Camposanto e ad accoglierci c’è Ambra, una ragazza solare e cordiale, nonché terza generazione della famiglia Rossi. Insieme al padre e allo zio porta avanti la visione del nonno Giovanni, mantenendo viva una dimensione che merita di essere raccontata.

Ambra rossi

Ciao Ambra, grazie per il tuo tempo. Raccontaci brevemente la vostra storia, le origini dell’azienda:

La storia della nostra azienda risale a tanto tempo fa. Mio nonno, Giovanni, padre di soli figli maschi, decise di inserirli subito nella sua azienda agricola. Aveva anche questo fondo, Fondo Granai, al cui interno vi era un caseificio con un piccolo allevamento di maiali. Essenzialmente lo utilizzavamo solo noi come famiglia, quando facevamo pcarìa (macellazione e lavorazione del maiale, ndr). Molto tempo dopo, precisamente nel 2006, quando mio zio Marco, insieme a mio papà Antonio, subentrarono si decise di investire anche sulle carni, oltre che nelle coltivazioni, avviando un vero e proprio macello con lo spaccio annesso. Il vero spartiacque arriva però nel 2012 quando, a causa del terremoto che colpì la nostra terra, dovemmo ricostruire tutto. Quell’anno sono subentrata anche io in azienda, iniziando ad occuparmi di ciò che ancora oggi faccio: reparto contabile, fiscale, burocratico, HCCP, area veterinaria e perfino la comunicazione dell’azienda. Avevamo bisogno di ripartire, e dovevamo farlo al meglio, il più strutturati possibile. Abbiamo deciso di rifare gli allevamenti, il negozio, cercando quindi di lavorare sull’immagine aziendale e mettere in atto un vero e proprio rebranding. In campagna invece abbiamo il mais, che utilizziamo come nutrimento per i nostri maiali. Cerchiamo di essere sempre molto attenti al benessere animale, controllando scrupolosamente cosa mangiano. È una questione di rispetto per loro, e anche per il consumatore. È questa la nostra essenza.

Perché per voi è importante sottolineare che siete un’azienda agricola e non una “semplice salumeria”? E che cosa significa, concretamente, essere una filiera a km 0?

Partirò dalla fine dicendoti che noi non siamo a “km 0”, ma a “metri zero”! Per tutti i motivi che ti ho appena elencato. Gli animali mangiano i nostri prodotti, è tutto estremamente controllato. Nulla di quello che produciamo arriva dall’esterno. Inoltre, ci teniamo a sottolineare che siamo un’azienda agricola perché considera che, prima di arrivare ad essere una salumeria, quindi diciamo quello che vedi con il salame appeso dietro al bancone, noi abbiamo tutta la parte di produzione: l’allevamento, il macello etc. Insomma, facciamo tutto noi!

Qual è il punto di forza della vostra azienda?
Il nostro punto di forza sono senza dubbio i prodotti. Cerchiamo di fare tutto senza glutine, senza allergeni, tutti i nostri preparati hanno ingredienti estremamente naturali. Utilizziamo verdura, fontina, parmigiano, sale e pepe, abbiamo abituato i nostri clienti a dei sapori genuini e poco artificiali. Da quel punto di vista lì, oltre a garantire la freschezza, ci teniamo anche a spiegare gli ingredienti che adoperiamo. Inoltre, non ci sono sprechi, abbiamo sempre carne fresca. Abbiamo anche un pezzo forte, che è uno stagionato: la coppa di testa! La produciamo senza conservanti, coloranti. Quest’anno, per il secondo anno di seguito, abbiamo vinto il primo premio per la migliore coppa di testa, “La Regina della Testa”, per l’Academia Judices Salatii, un’associazione che si occupa di valorizzare, tutelare, e in questo caso anche giudicare, i salumi della tradizione.

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Chi è il vostro cliente medio?

La distribuzione la facciamo quasi interamente nel nostro spaccio, o eventualmente in altri spacci. In collina, per esempio, ci sono molti caseifici che hanno la rivendita dei nostri prodotti, essendo loro clienti affini. Nella GDO però non distribuiamo. Abbiamo una qualità e dei costi che non ci permettono di poter rivendere lì. Considera che abbiamo una capacità di 1.400 maiali, e vengono quasi tutti venduti in negozio. Quindi il nostro cliente medio è, molto semplicemente, chiunque decida di venire da noi!

Come vi ponete rispetto al tema della sensibilizzazione sul consumo di carne, dell’inquinamento? Utilizzate qualche particolare accorgimento?

Per quanto riguarda ambiente e cambiamenti climatici, attualmente stiamo installando pannelli fotovoltaici al fine di riuscire ad essere autosufficienti dal punto di vista dell’energia elettrica, visto che ne consumiamo tanta con le celle. Abbiamo inoltre creato un sistema di distribuzione dei liquami, ed entro l’anno contiamo di riuscire a fare anche la copertura delle vasche così da diminuire l’emissione dei gas serra e di ammoniaca nell’atmosfera. Inoltre, da diversi anni, abbiamo adottato un sistema di interramento dei liquami. Mi spiego: col fatto che siamo sempre a ciclo chiuso, e tutti i nostri terreni sono praticamente di fianco all’allevamento, abbiamo creato un “sistema a iniezione” che invece di “sparare” con le autobotti, graffia il terreno e ne azzera le emissioni. Siamo sempre attivi anche per fare sempre corsi di aggiornamento e rimanere informati sulle tematiche ambientali.


E il biologico?

Non è un nostro obiettivo. Potrebbe aiutare a prendere una fetta di consumatori molto attenta al tema. A noi però non conviene perché semplicemente non ne abbiamo bisogno. La garanzia del km 0 è più importante, e abbiamo una filosofia che si può tradurre in “antibiotico zero”, che non si può certificare, ma noi sappiamo di utilizzarne pochissimi, e solo in base alle necessità, e questo già ci basta.

Ambra Rossi

Vorrei concludere parlando di comunicazione. Ero curiosa di sapere che tipo di strumenti utilizzate per raccontare il vostro marchio. Avete qualche strategia particolare?

Sicuramente una strategia di comunicazione che mettiamo in atto è la possibilità di vedere, assaggiare e raccontare la nostra azienda. Organizziamo visite guidate facendo piccoli tour da 15 persone alla volta partendo dall’allevamento. Poi si passa al macello, in cui spieghiamo le varie fasi della procedura: come si disossa un prosciutto, come si insacca la salsiccia, il salame. Infine, la parte migliore: la degustazione! La nostra è quindi una comunicazione principalmente “offline” grazie al passaparola tra i clienti, senza dubbio il mezzo migliore.
Io cerco inoltre di implementare la rete utilizzando i social network. Su Facebook e Instagram, per esempio, siamo molto attivi. Lì pubblichiamo principalmente le foto dei nostri prodotti, le comunicazioni, le iniziative etc. Abbiamo inoltre un sito web in cui è possibile reperire maggiori informazioni: chi siamo, la nostra storia, i contatti per richiedere informazioni e preventivi. So che bisogna lavorarci, perché non si può mai smettere di comunicare! Banalmente a me serve anche per i servizi più essenziali come il listino, il catalogo, gli orari di apertura, etc. È sicuramente un aspetto che abbiamo intenzione di continuare a potenziare.

Martina Roncadi

Laureata in Scienze della Comunicazione, ha seguito diversi corsi di specializzazione alla Scuola Holden di Torino tra cui “Food – Design dell’esperienza gastronomica”, grazie al quale si è accesa la miccia per la scrittura nel panorama enogastronomico. Amante dei viaggi, della buona tavola e della musica indie, il suo segno zodiacale è Ariete. Si consiglia pertanto di non farla arrabbiare. Fanatica dello sport, è campionessa olimpica di junk food e di coccole al suo gatto, Giorgio.