Interviste

La Favola della famiglia Palmieri

Intervista a Margherita e Francesco, quarta generazione del Salumificio Mec Palmieri

Martina Roncadi | 20.07.2023 | 6 minuti

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“Quello che non deve mai mancare per noi è l’autenticità, valore radicato nell’azienda. E poi siamo una famiglia, per questo desideriamo portare avanti i nostri principi e la nostra tradizione. Seguiamo i cambiamenti e le evoluzioni del mercato rimanendo fedeli a chi siamo”.

Margherita e Francesco Palmieri

C’era una volta una piccola salumeria nel centro di Modena. Il proprietario, Emilio, era solito svolgere la sua professione con amore e sensibilità. Queste qualità le tramandò al figlio Carlo, il quale aveva con sé degli ingredienti segreti: visione, talento e audacia. Il tutto condito dalla passione per un salume in particolare: la mortadella.

Sarà proprio grazie alle sue spiccate capacità imprenditoriali, alla sua profonda sensibilità e alla volontà di valorizzare questo salume che sarà in grado di rivoluzionare il mercato gastronomico, donando al mondo un prodotto degno del suo nome: Mortadella Favola.

Questa Favola continua ancora oggi grazie alla premura e all’impegno costante dato dai figli e dai nipoti.

Ne abbiamo parlato con Margherita e Francesco, il cuore e il futuro dell’azienda.

pane e mortadella

Ciao Margherita, Francesco. Ringraziandovi per il vostro tempo, partirei col chiedervi quali sono stati gli eventi più rilevanti della vostra azienda:

Margherita: Il Salumificio Mec Palmieri è prima di tutto un salumificio di famiglia. La nostra storia affonda le radici nel 1919 quando il bisnonno Emilio decise di aprire una piccola bottega di salumi nel centro di Modena. Questa passione venne tramandata poi a nostro nonno, Carlo, il quale nel 1961 aprì il primo stabilimento a Concordia sulla Secchia, nella bassa modenese, dove si iniziarono a produrre diverse tipologie di salumi: mortadella, coppa, pancetta e stagionati vari. Intorno agli anni Settanta, con l’aumento dei volumi di vendita, sorse l’esigenza di ampliare l’azienda, e decisero di spostarsi a San Prospero, dove siamo tutt’ora.

Francesco: Ti racconto un aneddoto. Come diceva Margherita, il sogno di nonno Carlo era sempre stato quello di aprire un’azienda di salumi. Quando ci riuscì, potè finalmente specializzarsi in quello che era il suo insaccato preferito: la mortadella. A lui piaceva moltissimo, ma devi considerare che in quegli anni era un salume molto povero, disdegnato. Pensa che quando i clienti andavano in bottega, dicevano sempre ad alta voce: “Mia dia un etto di prosciutto crudo!” e solo dopo, sottovoce: “Anche uno di mortadella”. Questo per farti capire come veniva considerata. Il nonno si intestardì e volle a tutti i costi valorizzarla e riqualificarla. Fu un vero e proprio visionario.

Margherita: Sì, esatto. Tant’è vero che il 1996 fu un anno cruciale per noi perché venne alla luce quello che è, ancora oggi, il nostro cavallo di battaglia: la mortadella Favola. Anche il 2012 fu un anno determinante, ma per motivi ben diversi. Con il sisma che colpì l’Emilia, e la nostra zona in particolare, lo stabilimento crollò e dovemmo delocalizzare la produzione tra Modena e Bologna. Fu un anno molto duro, ma con molta tenacia già nel 2013 rientrammo nella nostra sede rinnovando lo stabilimento con macchinari e tecnologie all’avanguardia.

Francesco: Da quell’anno non ci siamo più fermati. Siamo in continua evoluzione, e questo anche grazie al marchio Favola che, giorno dopo giorno, si fa sempre più strada sul mercato. Io e Margherita siamo subentrati in azienda da pochi anni, ma abbiamo molti sogni e aspettative a riguardo.

A proposito del marchio Favola, vi va di raccontarmi la genesi del vostro prodotto più iconico? Da dove deriva il nome?

Margherita: La storia della mortadella Favola nasce grazie a nonno Carlo. Lavorando lo zampone e il cotechino si era reso conto che, insaccando lo stesso impasto in modi diversi, assumeva una forma e una connotazione differente.

Francesco: Nello specifico, lo zampone e il cotechino sono lo stesso identico macinato, anche se mangiandoli si pensa che siano diversi. Uno è più delicato, l’altro è più saporito. L’unica cosa che cambia è il “vestito”. Hanno due gusti diversi, e lo zampone viene considerato più nobile e armonioso rispetto al cotechino. Partendo da questi presupposti, il nonno volle provare a cambiare il concetto di mortadella, ed ebbe l’idea di provare a insaccarla nella cotenna, cioè nella pelle del maiale.


Margherita: Questa invenzione venne brevettata nel 1997, rendendoci così unici sul mercato. E la storia del nome è divertente perchè nacque da una frase pronunciata da nonno Carlo. Assaggiando per la prima volta il prodotto, esclamò: “Questa mortadella è una Favola!”. Nulla fu più casuale, ma perfetto! Pensa che dal 2017 a oggi siamo stati premiati come
“Migliore Mortadella d’Italia” dalla Guida Salumi per la Mortadella Favola Gran Riserva. Ci hanno assegnato i “5 spilli”, il massimo riconoscimento che si possa avere in Italia.

È davvero un gran bel traguardo. Per quanto riguarda le novità, invece?

Margherita: Abbiamo da poco lanciato sul mercato un prosciutto cotto di alta qualità dal nome “Il Favoloso”, sempre in linea con le peculiarità di mortadella Favola. Hanno molti ingredienti in comune, viene legato a mano e ha un’aromatizzazione molto naturale. Per il momento lo si trova solo nel canale tradizionale, quindi nelle botteghe, nei salumifici, etc. Ma non escludiamo di farlo arrivare altrove. Un’altra novità importante, che però non ha direttamente a che fare con i prodotti, è stato il restyling del logo. Abbiamo sentito l’esigenza di migliorarlo e donargli maggiore importanza. Oggi lo stemma identifica perfettamente la nostra storia, i nostri colori e i nostri valori. Mette in risalto l’importanza di essere una famiglia. Prima era un logo più industriale, avevamo davvero bisogno di dargli un’anima. Stiamo inoltre lavorando per far sì che il brand “Mortadella Favola” venga associato a Palmieri, cosa che fino a poco fa non era per volontà nostra. Ora invece vogliamo riprendercela “sotto la nostra ala”, con il nome della famiglia Palmieri al fine di renderla più identificabile!

È davvero un gran bel traguardo. Per quanto riguarda le novità, invece?

Margherita: Abbiamo da poco lanciato sul mercato un prosciutto cotto di alta qualità dal nome “Il Favoloso”, sempre in linea con le peculiarità di mortadella Favola. Hanno molti ingredienti in comune, viene legato a mano e ha un’aromatizzazione molto naturale. Per il momento lo si trova solo nel canale tradizionale, quindi nelle botteghe, nei salumifici, etc. Ma non escludiamo di farlo arrivare altrove. Un’altra novità importante, che però non ha direttamente a che fare con i prodotti, è stato il restyling del logo. Abbiamo sentito l’esigenza di migliorarlo e donargli maggiore importanza. Oggi lo stemma identifica perfettamente la nostra storia, i nostri colori e i nostri valori. Mette in risalto l’importanza di essere una famiglia. Prima era un logo più industriale, avevamo davvero bisogno di dargli un’anima. Stiamo inoltre lavorando per far sì che il brand “Mortadella Favola” venga associato a Palmieri, cosa che fino a poco fa non era per volontà nostra. Ora invece vogliamo riprendercela “sotto la nostra ala”, con il nome della famiglia Palmieri al fine di renderla più identificabile!

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Parlando di mercati e di comunicazione nello specifico, sappiamo quanto quest’ultima sia importante per aziende come la vostra. Dove vendete i vostri prodotti, e che tipo di strumenti utilizzate per comunicarli al meglio?

Margherita: I nostri prodotti vengono venduti principalmente nel canale tradizionale e nella GDO. Per quanto riguarda la comunicazione invece, uno dei nostri obiettivi è quello di aumentare la notorietà di Favola. Cerchiamo di svolgere diverse attività di supporto, per esempio organizzando degustazioni ed eventi sul nostro territorio, e non solo. Lavoriamo molto anche sui nostri canali social (Facebook e Instagram principalmente), ma anche con le radio. Quest’anno abbiamo iniziato una collaborazione con Radio Bruno, primo network dell’Emilia Romagna e in costante crescita nazionale. Siamo convinti che possa aiutarci a farci conoscere sempre di più, donandoci una buona visibilità. Per questo abbiamo iniziato una campagna pubblicitaria con vivavoce e una collaborazione con l’evento “Radio Bruno Estate”. Durante i concerti distribuiamo folder, shopper e anche panini! Ci aiutano a coinvolgere gli spettatori e a far assaggiare loro la nostra mortadella.

 

Quindi sapete esattamente chi sono le persone alle quali volete arrivare.

Margherita: Le donne sono il nostro target, principalmente quelle over 35. Ma ci piacerebbe avvicinarci sempre più a un pubblico giovane, e un concerto è un momento perfetto per farlo!

Quali pensate che siano i punti di forza della vostra azienda:

Margherita: La nostra azienda punta molto sulla qualità. Ci piace insistere sul fatto che tutto ciò che produciamo deve essere di alto livello. Non mi riferisco solo a Favola, che è il nostro prodotto Premium, ma anche a tutti gli altri. Quello che non deve mai mancare per noi è l’autenticità, valore radicato nell’azienda. Un altro punto di forza è sicuramente il fatto di essere una famiglia, per questo desideriamo portare avanti i nostri principi e la nostra tradizione. Seguiamo i cambiamenti e le evoluzioni del mercato rimanendo fedeli a chi siamo.

In qualità di rappresentanti della quarta generazione della famiglia Palmieri, avete particolari ambizioni per il futuro?

Margherita e Francesco: Siamo molto fieri di fare parte di questa società. È importante in primis, non litigare! E riuscire a portare avanti al meglio quello che la nostra famiglia ha costruito in questi anni perché sono riusciti a compiere imprese incredibili, e a noi piacerebbe realizzarne altrettante. Il nostro mantra è impegnarci, migliorarci e fare sempre di più!

 

Dove vi vedete da qui a dieci anni?

Margherita e Francesco: Sicuramente sul mercato estero, che vorremmo ampliare e sviluppare. Al momento ci muoviamo in Europa, principalmente in Francia e in Spagna dove la cultura dei salumi è più radicata. Nelle restanti parti d’Europa, o negli Stati Uniti, conoscono principalmente il salame e il prosciutto crudo, ma non la mortadella. È difficile spiegare loro la bontà e la genuinità del nostro prodotto. Pensiamo che un grande alleato potrebbe essere un altro simbolo dell’Italia: la pizza. Il culto legato a questo piatto è talmente forte che potrebbe aiutarci concretamente a far conoscere sempre più la mortadella. La combinazione Pizza + Favola sarebbe un sogno!

Martina Roncadi

Laureata in Scienze della Comunicazione, ha seguito diversi corsi di specializzazione alla Scuola Holden di Torino tra cui “Food – Design dell’esperienza gastronomica”, grazie al quale si è accesa la miccia per la scrittura nel panorama enogastronomico. Amante dei viaggi, della buona tavola e della musica indie, il suo segno zodiacale è Ariete. Si consiglia pertanto di non farla arrabbiare. Fanatica dello sport, è campionessa olimpica di junk food e di coccole al suo gatto, Giorgio.