Cultura e società

Fame di cinema

Quando il cibo diventa il vero protagonista dei film

Martina Roncadi | 18.04.2024 | 4 minuti

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“Ed è proprio il cibo ad essere diventato il minimo comun denominatore di ogni film, sia come milieu all’interno di un contesto specifico, sia come espediente narrativo”

Cibo e cinema

Gli amanti del cinema sanno quanto un buon film possa diventare un generatore di emozioni e ricordi. Il cinema è non solo una delle forme d’arte più potenti in assoluto, ma anche uno strumento in grado di cristallizzare le emozioni in eterno, tramutando il momento della visione in un’esperienza immersiva e personale.

Nonostante l’avvento delle piattaforme di streaming abbia penalizzato, e non poco, gli ingressi nelle sale cinematografiche – così come gli anni di chiusura forzata durante la pandemia – negli ultimi mesi si è registrata un’impennata di guadagni al botteghino, a dimostrazione del fatto che vale ancora la pena vovere la magia del cinema.

Un aspetto che non si può fare a meno di notare però, è quanto siano cambiate le tematiche raccontate dai film nel corso del tempo: mentre negli anni Novanta – Duemila vi era un imperversare continuo di commedie romantiche, col  passare degli anni e dei numerosi cambiamenti culturali, si è dato sempre più spazio ai biopic, genere cinematografico che racconta la storia di personaggi realmente esistiti.

Basti pensare al film fresco di Oscar Oppenheimer (2023), dedicato alla figura dell’omonimo fisico, nonché colui che inventò la bomba atomica; a Elvis (2022) del regista Baz Lurhman in cui un magistrale Austin Butler interpreta la stella del rock’n’roll. E ancora Van Gogh, La Vie en Rose, che ripercorre la vita della cantautrice francese Édith Piaf, e così via.

Non solo sono nate sempre più biografie cinematografiche, ma sono mutate anche le narrazioni legate a un tema specifico: dalla moda alla musica, passando per l’arte, e il cibo.

Ed è proprio il cibo ad essere diventato il minimo comun denominatore di ogni film, sia come milieu all’interno di un contesto specifico, sia come espediente narrativo.

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Nel primo caso, l’elemento gastronomico fa da cornice a numerose pellicole cinematografiche come il pastrami di Harry ti presento Sally (1989), una delle commedie più famose del cinema contemporaneo – il momento in cui Meg Ryan vive una “gioia incontenibile” al tavolo del celebre ristorante deli ebraico Katz Delicatessen è un cult della storia del cinema, e il pastrami solo un pretesto per la realizzazione della scena.

O ancora, ne La finestra di fronte (2003) Giovanna Mezzogiorno prepara una torta agli agrumi assieme a Davide, un ex pasticcere ebreo interpretato da Massimo Girotti. Anche in questo caso, il dolce è una scusa per lanciare un messaggio più profondo: perseguire il sogno della protagonista di diventare una pasticcera.

Più recente, ma già immortale, la scena della mozzarella in È stata la mano di Dio (2021) in cui la Signora Gentile, interpretata da Dora Romano, addenta una mozzarella di bufala durante un pranzo di famiglia. Il momento è estremamente pittoresco, e denota tutta la potenza del film di Paolo Sorrentino.

Pastrami

Vi sono casi però, in cui il cibo diventa il vero protagonista. Un esempio lampante lo troviamo in Ratatouille (2007), film d’animazione in cui Rémy, un topolino con la passione per la cucina, sogna di diventare uno chef. Ratatouille è un film estremamente potente che dimostra come si possano raccontare emozioni profonde grazie ai cartoni animati – e al cibo, chiaramente.

Anche SidewaysIn viaggio con Jack (2004), commedia romantica in cui, un giovanissimo Paul Giamatti, si trova a dover fronteggiare disavventure di ogni tipo durante l’addio al celibato del suo migliore amico, intrepretato da Thomas Haden Church. L’attore protagonista? Il vino, in tutte le sue sfumature, che diventa non solo il fulcro della storia, ma anche l’occasione per raccontare un’amicizia.

Altri esempi di come il mondo enogastronomico sia diventato il cuore pulsante delle narrazioni cinematografiche li ritroviamo in Big Night (1996), Un’ottima annata (2006), The Menu (2022) e Il pranzo di Babette (1987). In quest’ultimo, nonchè vero apripista dei food movie, l’omonima protagonista – Stéphane Audran – è la governante di due anziane sorelle, Martina e Philippa. In occasione del centenario della nascita del loro defunto padre, il Decano, Babette prepara un sontuoso banchetto che fa capitolare tutti i commensali. Gran parte del film ruota attorno al momento del pranzo, proclamandolo vero espediente narrativo della pellicola.

Lo stesso vale per le serie tv. Un esempio su tutte? The Bear (2022), in cui un giovane chef stellato, interpretato da Jeremy Allen White, si trova a dover risollevare le sorti della bettola di famiglia dopo la morte del fratello – ne abbiamo parlato qui.

Serie tv e pop corn

Inutile dire che gli esempi possono essere infiniti, ma nessuna tematica è in grado di essere più aggregante e stimolante del cibo che, non solo diventa motivo di condivisione, ma il vero e proprio fulcro delle vite di tutti.

In qualsiasi parte del mondo, reale o immaginario che sia, non si può fare a meno di mangiare, e noi continuiamo a farlo davanti a un bel film, o desiderandolo ardentemente al di là dello schermo.

Martina Roncadi

Laureata in Scienze della Comunicazione, ha seguito diversi corsi di specializzazione alla Scuola Holden di Torino tra cui “Food – Design dell’esperienza gastronomica”, grazie al quale si è accesa la miccia per la scrittura nel panorama enogastronomico. Amante dei viaggi, della buona tavola e della musica indie, il suo segno zodiacale è Ariete. Si consiglia pertanto di non farla arrabbiare. Fanatica dello sport, è campionessa olimpica di junk food e di coccole al suo gatto, Giorgio.